martedì 14 maggio 2013

#STORIEDAHIPHOP n°2: "SCRIVIAMO ASSIEME"


Per darvi misura di che gente navighi nell'ambiente.
Correva l'estate 2008, pochi mesi dopo l'uscita del mio album "Palestra di vita". In quei giorni coprivo dei turni vacanti in una reception a Milano, ma questa è un'altra faccenda. Sgattaiolato fuori per un panino, mentre uscivo dal supermercato mi suonò il cellulare. Numero sconosciuto.

LUI: Pronto, ciao, parlo con Matt Manent?
IO: Ehm...sì, sono io, ciao. Con chi parlo?
 
Mi si prende sempre in contropiede cercando "Matt Manent". Piuttosto datemi del voi o del "lorsignori", ma chiamatemi tranquillamente "Matt" se non sapete il mio nome di battesimo. Non sono quel tipo di rapper che ha bisogno di street-convenevoli. Dopodiché:

LUI: Io sono XXXXXX XXXXXX (inserire nome di scrittore abbastanza conosciuto). Mi ha fatto il tuo nome XXXXXX (inserire nome di rapper noto all'intera nazione) dicendomi che sei uno dei migliori talenti in circolazione...
IO: Accidenti, grazie, mi fa piacere.
LUI: Ascolta, io ho in cantiere un romanzo per XXXXXXXX (inserire nome di grande casa editrice per la quale il nostro ha effettivamente pubblicato parecchio) che parla di due ragazzi che cominciano a fare rap. Volevo chiederti se ti andrebbe di curare tu le parti dei loro testi e dei loro freestyle. Insomma, una cosa a quattro mani dove tu gestiresti quel che c'è da mettere in rima. Io ascolto rap ma non sono un rapper, quindi avrei bisogno una mano. Chiaro che per i crediti poi ci si regola, nessun problema a mettere il tuo nome.

Entusiasta per la proposta e rassicurato dalla buona reputazione del noto rapper prestatosi a fare da tramite, risposi di tenermi al corrente su tempi e modalità d'azione. Prima di concludere la telefonata, ad ogni modo, mi premurai di esplicitare:
IO: Comunque XXXXXXX, essendo che poi la cosa verrà pubblicata da XXXXXXXX, fammi per favore sapere come ci muoviamo per contratto, royalties...e compenso.
Con una major dell'editoria in mezzo e di fronte ad uno scrittore professionista, mi pareva sacrosanto esplicitare che avrei desiderato essere trattato professionalmente anch'io. Magari non coperto d'oro, ma nemmeno preso di presupposto come uno scappato di casa.
LUI: Sì sì, nessun problema.

Passarono un paio di mesi di silenzio totale. Ricontattai lo scrittore per sapere se i programmi fossero cambiati, ma la risposta fu da "work in progress". Il semestre di mutismo che però seguì mi levò ogni dubbio sul fatto che la cosa non sarebbe andata in porto. O per lo meno non con me.
Avrei certamente gradito un aggiornamento onesto, sia che il progetto fosse saltato, sia che fosse stato arruolato un altro rapper in virtù di scelte legate al momento, alle mode, alle major o cos'altro. Così non fu e ci rimasi male, ma optai per non darlo a vedere e conservare comunque il rapporto con un nuovo conoscente interessante, il quale nei ritagli delle varie conversazioni non s'era risparmiato complimenti sul mio conto e aveva a dichiarato di essere pronto a supportarmi per i miei nuovi progetti.

Com'è finita?
E' finita che dopo una parentesi di delirio e depressione esternata a ripetizione su Facebook, per il mio amico scrittore s'è aperta una nuova pagina di vita: attualmente pubblica a raffica con diverse case editrici e si è inoltre ben posizionato come critico musicale, al punto d'esser non di rado presente in quotidiani e mass-media di alto profilo. Io scorgo certi suoi trucchetti, un certo suo ammiccare a determinate parrocchie e antiparrocchie, ma sorvolo.
E mentre lui aggiorna status in terza persona, io gli notifico ciclicamente le mie novità, speranzoso che intenda riscattarsi con almeno un briciolo di cortesia dalla figura penosa fatta con me.
Non vederlo batter ciglio, però, mi fa pensare solo a una cosa: anche se avessi collaborato a quel famoso libro -foss'anche per 100 Euro simbolici- temo saremmo finiti così. Magari il giorno stesso della pubblicazione.

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