mercoledì 13 gennaio 2016

ESSERE J-AX, IERI & OGGI

Questo post dimostrerà ai paladini del "modernità = progresso" quanto ciò sia tutt'altro che vero. Come riferimento utilizzerò le cifre storiche di J-Ax comparate a quelle attuali, riportate in questo articolo.
PRECISAZIONE: questo NON è un post da mummia rap-fanatica incagliata sugli Anni '90 per sogni umidi su DJ Gruff.


Il punto è il seguente: con circa 160mila copie vendute, J-Ax è il rapper italiano di testa del 2015.
Nel 1996 Così com'è ne vendette invece oltre 600mila. Quasi 700mila per la verità, a detta di DJ Jad ospite a Streetbeat qualche anno fa.
Sintetizziamo dicendo che, all'epoca, essere il rapper di punta della nazione avveniva col 300% in più di album venduti.

In un discorso dalle mille sfaccettature, una cosa dovrebbe essere chiara: si stava molto meglio. Chiaramente il ragionamento da fare non è sul portafoglio di J-Ax, che rimane tranquillo comunque, bensì sull'industria musicale in senso lato.
Esemplifichiamo, portando tutto sul piano di un 2015 ipotetico:
  • 160mila copie a 15€/copia =  2,4 milioni di Euro generati
  • 640mila copie a 15€/copia = 9,6 milioni di Euro generati
  • Quindi: se la vendita di musica tirasse ancora come nel 1996, il rap da record italiano di J-Ax avrebbe potuto generare ben 7,2 milioni di Euro in più. 
Avete idea di quanta gente che lavora su/per/con un album di J-Ax avrebbe potuto beneficiare di questa differenza? Parliamo di più opportunità e migliori retribuzioni per musicisti, cantanti, fonici, grafici, promoter, distributori, stamperie, negozi (che infatti si sono quasi estinti), eccetera.

I benefici maggiori di una tale tipologia d'industria, inoltre, avrebbero continuato a manifestarsi sugli artisti underground: proporzionalmente molti di più avrebbero potuto vivere di musica. I vari Jack the Smoker, Kaos e Inoki sarebbero stati dei professionisti retribuiti quanto un medio dirigente aziendale (60K/anno fino alla pensione) e più emergenti di valore tipo Remmy e Dback avrebbero potuto pensare a fare delle proprie capacità un lavoro vero e proprio da subito, al pari dei propri coetanei che fanno 16-20K/anno in una qualche azienda e salgono poi di livello man mano.

In poche parole, l'industria musicale precedente all'epoca del download illegale era un settore florido. La pirateria l'ha scassato.
In nome di cosa? Della musica gratis e fine a sé stessa?
Il progredire del tempo non mi pare abbia portato progresso. Affatto. Questo è il punto.

2 commenti:

  1. in realtà fruttava molto di più di quanto dici, perché non hai considerato il fatto che il profitto ottenuto dalla vendita di 640k copie ai tempi delle lire aveva un potere d'acquisto (e quindi di retribuzione) molto più alto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è forse il commento più intelligente mai apparso su un blog di rap italiano.
      Deo gratias

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...