giovedì 19 gennaio 2017

#STORIEDAHIPHOP n°6: SUL MENSILE (SE PAGHI)


Correva l'anno 2008, davo alla luce Palestra di vita.
Un manipolo di sciacalli fece squillare il mio cellulare.


Mi contattarono da una redazione di un blasonato mensile del settore. Anzi, dell'ambiente, direi, proprio per chiarire la prossimità alla scena.
Prossimità alla scena sbandierata, logicamente, a 720°. In più, abilità effettiva nel non commettere alcuni "errori" d'altre riviste.

Li stimavo pure io, pur scrivendo per altri. E pur venendo accusato di doppiogiochismo da qualcuno di loro, quando proposi di creare una sinergia con Streetbeat. 

Una persona miope non pregiudica una redazione che ogni mese porta fuori tutte 'ste belle robe, m'ero detto, già svezzato su questo genere di bassezze per via di altri esponenti di media dell'ambiente che negarono supporto ai miei capitoli da rapper, inaciditi -su un piano meramente personale- dalle mie evoluzioni mediatiche.
In qualche modo lo capivo già, che nel cuore dei vent'anni ognuno si sbatteva anche -se non principalmente, laddove i compensi latitavano- per questioni di ego. Volevamo tutti essere portati in palmo di mano, cercavamo riconoscimento più che riconoscenza. E a me probabilmente riusciva meglio, in quei tempi dove mi sbattevo fra rap, radio e giornalismo assieme.

Mi contattarono, dunque. Anzi, mi ricontattarono, perché fui io ad inviare il CD e il presskit in redazione. Porta normale e non scorciatoia, perché né cercavo favori, né mi sarei voluto trovare ingabbiato a farli. Chi mi conosce sa che ho agito così, se a qualcuno sembrasse troppo surreale. Troppo scemo, semmai, dico io.
Mi ricontattarono, quindi. Grandi complimenti eccetera eccetera, "facciamo recensione, ma magari pure articolo, o articolo ed intervista" e via. Grandi programmi insomma, e io che dopo l'attenzione di XL di Repubblica e Rumore già pregustavo la consacrazione dell'ambiente (che non sarebbe potuta giungere da altrove visto che -troppo scemo, arieccoci- non avevo messo pressioni nelle redazioni con cui collaboravo, onde evitare reciproci imbarazzi).

Bomba atomica in conclusione, invece. 
"Questo costa tot, quest'altro costa tot" e così via. 
"Ti mando il prospetto di fattura via mail, allora?".
Mi crollò in un nanosecondo tutto il palazzo, con dentro anche quei babbei che avevano ricevuto attenzione nei mesi precedenti, di cui ora conoscevo l'ammontare.
Chiaramente rifiutai, chiaramente ne parlai con le persone e i professionisti a me più prossimi. Tutti allibiti di cotanta spudoratezza.

Anni dopo mi ricapitò roba simile, ma per sitarelli anonimi e pagine social da bimbiminkia. Al lavoro, invece, imparai che manovre del genere sono quotidiane nel settore del design e dell'arredamento, ad esempio.
Sempre e comunque dico bella merda. Sempre e comunque, probabilmente troppo scemo.

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